Reddito di cittadinanza. Quali opportunità per le imprese?
Sebbene non sia ancora in Gazzetta Ufficiale, come emerge dal Comunicato stampa del 17 gennaio 2019 n.38, il decreto legge varato dal Consiglio dei Ministri tenutosi in quella stessa data, ha finalmente illustrato il reddito di cittadinanza, definito, all’articolo 1 “misura unica di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, a garanzia del diritto al lavoro, nonché a favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione, alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all’inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro”.
Si tratterà, in buona sostanza, di una intervento pensato per promuovere il reinserimento nel mondo del lavoro e per reintegrare i redditi familiari e sarà fruibile dal mese di aprile 2019.
Analizziamo, dunque, il quadro, pur provvisorio, che emerge dal decreto legge in commento, soffermandoci sugli aspetti che riguardano le imprese, vale a dire, i benefici economici riconosciuti in caso di assunzione degli aventi diritto al reddito di cittadinanza, che vanno ad arricchire il panorama degli esoneri contributivi stabiliti per le assunzioni stabili.
A chi spetta il reddito di cittadinanza
Per garantire il reddito di cittadinanza, sono stati stanziati dalla Legge di Bilancio 2019 legge del 30 dicembre 2018 n.145, G.U. n. 302 del 31 dicembre 2018) 7,1 miliardi complessivi per l’anno in corso.
Beneficiari della misura saranno le persone e i nuclei familiari che risultano al di sotto della soglia di povertà assoluta (si stimano 5 milioni di persone), che possiedono contemporaneamente una serie di requisiti:
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cittadinanza italiana (o di paesi della Ue o con permesso di soggiorno di lungo periodo), fermo restando che è necessaria la residenza in Italia da almeno 10 anni al momento della presentazione della domanda, di cui gli ultimi due anni in modo continuativo;
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la soglia massima dell’ISEE riferita al nucleo familiare non deve superare l’importo di 9.360 euro;
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il valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa di abitazione, non deve superare i 30.000 euro annui;
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il valore del patrimonio finanziario non deve essere superiore a 6.000 euro
(20mila euro per le famiglie con persone disabili);
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nessun componente del nucleo familiare deve essere intestatario di auto immatricolate nei sei mesi precedenti, di auto di cilindrata superiore ai 1.600 cc, motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati la prima volta nei due anni precedenti, imbarcazioni da diporto.
Reddito di cittadinanza: in cosa consiste
Il reddito di cittadinanza si compone di due voci:
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una integrazione al reddito fino a 500 euro per un single, che diventano 900 euro per famiglie con due adulti e 2 minorenni, per raggiungere la soglia massima di 1.050 euro per nuclei con 3 adulti e 2 minorenni, a cui si aggiunge un contributo per l’affitto di 280 euro.
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Si parla, invece, di “pensione di cittadinanza” relativamente alla misura riconosciuta a nuclei familiari composti esclusivamente da una persona di almeno 67 anni: in tale caso, l’integrazione al reddito per una sola persona è pari a 630 euro, per due componenti di 67 anni diventa di 882 euro, in aggiunta a 150 euro di contributo per l’affitto.
Come ottenere il reddito di cittadinanza
Nell’attesa del completamento dei siti web dove sarà possibile inoltrare la domanda a partire dal mese di marzo, il decreto legge ha chiarito che il modulo di domanda sarà predisposto dall’INPS, sentito il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto.
Ancora, sarà sempre l’INPS a verificare il possesso dei requisiti d’accesso, in base alle informazioni disponibili nei propri archivi, ma anche dall’Anagrafe tributaria e dal Pubblico Registro Automobilistico e da altre amministrazioni.
Una volta ottenuto, il reddito di cittadinanza sarà erogato attraverso una Carta prepagata di Poste italiane, che consentirà di effettuare prelievi in contanti entro un limite mensile di 100 euro per singolo individuo (è fatto divieto di utilizzare la carta per giochi che prevedono vincite in denaro).
Il reddito di cittadinanza come strumento di politica attiva per il lavoro
Il reddito di cittadinanza non consiste esclusivamente in un bonus economico, poichè sarà collegato a percorsi di politica attiva per il lavoro, tanto che le disposizioni del decreto legge che disciplinano tali aspetti sono state definite “norme anti-divano”.
E’ stato infatti chiarito che, chi ne beneficierà dovrà dedicare otto ore settimanali a lavori di utilità collettiva e non potrà rifiutare tre proposte di lavoro “eque”, pena la perdita del beneficio.
In dettaglio, l’erogazione è condizionata alla dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro da parte di tutti i componenti maggiorenni del nucleo familiare, a meno che non siano già occupati, o frequentino un regolare corso di studi o di formazione, o siano pensionati, disabili, o abbiano carichi di cura (in presenza di bambini con meno di 3 anni, di disabili gravi o persone non autosufficienti).
Una volta riconosciuto il diritto a percepire il sussidio, entro 30 giorni il richiedente verrà convocato dal Centro per l’impiego, al fine di aderire ad un percorso personalizzato di accompagnamento al lavoro e all’inclusione sociale.
Allo stesso tempo, occorrerà registrarsi su una piattaforma digitale e consultarla quotidianamente come supporto nella ricerca del lavoro, dimostrando di svolgere una ricerca attiva e rispettando un diario di attività settimanali.
In sede di colloquio al Centro per l’impiego, se il soggetto risulta adeguatamente formato dovrà siglare il Patto per il lavoro (con lo stesso Centro per l’impiego o eventualmente con un’agenzia per il lavoro che si occuperà della sua ricollocazione).
Chi invece ha bisogno di ulteriore formazione, dovrà siglare il Patto per la formazione con enti di formazione bilaterale, enti interprofessionali o aziende.
Ancora, chi non è in condizione di lavorare, dovrà siglare il Patto per l’inclusione sociale che coinvolgerà sia i servizi sociali sia i Centri per l’impiego.
Al fine di concretizzare tutto ciò, è prevista l’assunzione di circa 6.000 navigator, vale a dire dei tutor che aiuteranno i beneficiari del reddito di cittadinanza a trovare opportunità di lavoro.
Gli incentivi per le aziende
Come anticipato, le aziende che assumono stabilmente un beneficiario del reddito di cittadinanza, nei primi 18 mesi di fruizione del beneficio, ottengono un contributo sotto forma di esonero contributivo pari alla differenza tra 18 mensilità e le mensilità già fruite dal beneficiario, fermo restando che il contributo non può essere comunque inferiore a 5 mesi, con un tetto di 780 euro mensili.
Inoltre, l’importo massimo del beneficio mensile non può comunque eccedere l’ammontare totale dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro e del lavoratore assunto per le mensilità incentivate (con esclusione dei premi e contributi Inail).
Vediamo un esempio in modo da comprendere come funzionerà l’esonero contributivo in questione.
ESEMPIO
Un’azienda assume Tizio, single, che vive in affito e che percepisce 780 euro di reddito di cittadinanza.
Al momento dell’assunzione, Tizio ha già ricevuto due mensilità di reddito di cittadinanza.
L’azienda otterrà uno sgravio contributo pari a 12.480 euro, cifra ottenuta moltiplicando il valore di 780 euro per le 16 mensilità a cui ha ancora diritto Tizio (18 mensilità in totale – 2 mensilità già percepite).
Le sanzioni per chi non rispetta le regole
Il decreto legge prevede l’applicazione di sanzioni nei casi in cui l’INPS e la Guardia di Finanza accertino che sono stati forniti, con dolo, dati e notizie non rispondenti al vero nel corso della procedura di richiesta del reddito.
Si tratta della reclusione da due a sei anni, oltre alla decadenza dal beneficio e al recupero di quanto indebitamente intascato.
Si decade dal sussidio per i seguenti motivi:
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se non si sottoscrive il Patto per il lavoro o il Patto per l’inclusione sociale;
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se non si partecipa, senza motivo, a iniziative di formazione o politica attiva;
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se non si aderisce ai progetti di utilità sociale;
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se si rifiutano tre offerte congrue;
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sono previste decurtazioni in mensilità per chi non si presenta alle convocazioni da parte dei Cpi (massimo due, poi scatta la decadenza).