Pensioni a giovani con pochi contributi assegno minimo 650-680 euro
I giovani che sono interamente nel sistema contributivo e hanno avuto carriere discontinue, in futuro, potrebbero andare in pensione prima dei 70 anni e con 20 anni di contributi avendo maturato un trattamento pari a 1,2 volte l'assegno sociale (448 euro), invece dell'attuale 1,5. È l’indicazione arrivata dal governo al tavolo con i sindacati. In sostanza, la soglia verrebbe ridotta da 1,5 a 1,2 e quei giovani uscirebbero con un assegno minimo di circa 650-680 euro, perché verrebbe aumentata anche la cumulabilità tra assegno sociale e pensione contributiva. Nella somma andrebbero comprese anche le maggiorazioni sociali. E, per quanto riguarda l'aumento della cumulabilità dell'assegno sociale, l'indicazione presentata dal governo ai sindacati è quella di portarla dall'attuale un terzo al 50% (quindi 224 euro). Il meccanismo è rivolto ai giovani che hanno iniziato a versare i contributi dal primo gennaio 1996 e che avranno dunque pensioni interamente contributive.
- Ipotesi Rita con detassazione, slegata da Ape social
L’esecutivo lavora anche sull’ipotesi di svincolare la Rita (Rendita integrativa temporanea anticipata) dall’Ape social e di incentivarne l’adesione tramite detassazione. Per mettere in campo questo meccanismo il Governo è alla ricerca di risorse che consentano di prevedere la detassazione per i cinque milioni di lavoratori iscritti alla previdenza complementare. Secondo Poletti quello di oggi è stato un incontro «utile, in un clima positivo, con l’impegno a continuare» il confronto. I prossimi appuntamenti sono fissati per il 5 settembre (sui temi del lavoro), il 7 e il 13 settembre (sulle pensioni). Il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo: «Si deve chiudere entro settembre, in tempo per la Legge di Bilancio, avendo chiaro tutto quello che serve in termini finanziari».
- Il braccio di ferro sull’aumento dell’età pensionabile
I sindacati sono tornati alla carica anche per lo stop all'aumento automatico dell'età pensionabile del 2019. Ma il governo frena per mancanza di risorse. «C’è una molto ampia reticenza, e uso un eufemismo - ha detto Susanna Camusso - a mettere all’ordine del giorno il tema dell’aspettativa di vita. Abbiamo ribadito con nettezza che per noi è fondamentale superare un meccanismo che pesa due volte in termini di allungamento dell’età e abbassamento dei rendimenti». Per Maurizio Petruccioli (Cisl), «non c’è grande soddisfazione, bisogna bloccare lo scorrimento in avanti dei requisiti pensionistici». Più “ottimista” Carmelo Barbagallo della Uil: «Ho fiducia nel Parlamento, dove c’è una larga maggioranza a favore del congelamento della norma sull'aspettativa di vita: non vorrei che di questa norma soffrisse alla fine il governo». Sul punto Poletti ha chiarito: sull’innalzamento dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita «le organizzazioni sindacali hanno ribadito l’importanza del tema e noi abbiamo confermato la posizione del governo», ossia che il tema «potrà essere discusso quando l’Istat avrà diffuso i dati» tra settembre e ottobre.
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Poletti: è evidente che su reddito di inclusione vanno aumentate le risorse
Poletti ha parlato anche del reddito di inclusione, dopo il via libera definitivo del consiglio dei ministri a questa misura. «L’intervento - ha detto - è già molto significativo, ma è evidente che in prospettiva vanno aumentate le risorse per raggiungere tutti i cittadini che hanno bisogno». Seconso il ministro del Lavoro, «l’attuale platea fa riferimento alle risorse in bilancio e ai criteri definiti nella legge. Dobbiamo costruire un’infrastruttura in grado di sviluppare i due pilastri dell'intervento e siamo nella condizione di fare un buon lavoro».